La diffusione della PSA continua a segnalare livelli preoccupanti per il comparto, mettendo a rischio non solo la salute animale, ma l’intera filiera suinicola del nostro Paese, un settore cruciale per l’economia nazionale e per la tutela delle nostre produzioni di qualità. Rinnovata la preoccupazione di Coldiretti Piemonte in occasione, oggi, dell’incontro in Regione con il Commissario straordinario alla Peste suina Giovanni Filippini.
“Rimane cruciale, come strumento di limitazione dell’infezione, il contenimento della fauna selvatica, con la totale rimozione dei cinghiali” dichiara Bruno Mecca Cici, vice presidente di Coldiretti Piemonte con delega territoriale alla zootecnia “Tuttavia nel 2024 gli abbattimenti sono stati inferiori all’anno precedente con oltre 6300 capi in meno abbattuti. Nell’anno appena concluso gli abbattimenti totali sono stati di poco superiori alle 31.000 unità – di cui circa metà per attività venatoria e metà per attività di controllo. Numeri ben lontani dall’obiettivo annuale fissato dal Piano straordinario di cattura, abbattimento e smaltimento dei cinghiali (2023-2028) di 58000 capi. La nostra richiesta è di attivare dovute deroghe legate all’attività di caccia per contenere il più possibile la diffusione e aumentare il numero di capi abbattuti come da obiettivo”
“E’ fondamentale che ci sia un monitoraggio costante sui prezzi dei suini pagati agli allevatori nelle zone di restrizione per evitare grandi speculazioni come sarà necessario procedere a uno stop dei mutui per le aziende colpite. E’ urgente che vengano da subito attivate procedure per il risarcimento dei danni subiti dalle aziende agricole messe in difficoltà dalla Peste suina – dichiarano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale – anche in considerazione del rischio deprezzamento del valore dei suini per gli allevamenti localizzati in zone di restrizione. A rischio c’è l’intera filiera suinicola piemontese, che è tra quelle più importanti economicamente nel tessuto imprenditoriale agricolo, contando circa 3 mila aziende, un fatturato di quasi 400 milioni di euro e 1 milione e 200 mila capi destinati, soprattutto, ai circuiti tutelati delle principali Dop italiane per la preparazione della miglior salumeria nazionale, come il prosciutto di Parma e San Daniele”.