La campagna di raccolta 2024 delle nocciole è stata il culmine di una grave e preoccupante crisi, sia in termini produttivi che economici. I volumi, infatti, sono calati in modo generalizzato su tutto il territorio regionale, dalle colline tradizionalmente vocate delle Langhe e Monferrato, agli impianti di pianura dove è possibile l’irrigazione. E’ quanto afferma Coldiretti Piemonte nell’inviare una apposita lettera in Regione per la situazione di emergenza del comparto.
“Dopo una crescita, nell’arco di 10 anni, notevole passando da 15 mila a quasi 28 mila ettari di superficie coltivata, ora assistiamo ad un crollo dei raccolti davvero notevole – spiega Mauro Bianco, presidente di Coldiretti Alessandria e membro di giunta di Coldiretti Piemonte con delega territoriale al settore corilicolo -. Per questo abbiamo chiesto alla Regione di promuovere una ricerca scientifica, non più rinviabile, per analizzare le cause di quanto sta avvenendo e per trovare concrete soluzioni al fine di salvaguardare le nostre imprese e rilanciare il comparto. Servono, quindi, risorse economiche e umane da concentrare sui principali aspetti che condizionano la gestione del noccioleto, mettendo insieme i vari Enti di ricerca e divulgando, al termine, i risultati ottenuti in maniera efficace”.
“I 28 mila ettari di nocciolo coltivati potrebbero avere un potenziale produttivo di circa 300 mila quintali in Piemonte ed il mercato, oltretutto, ne fa richiesta – fanno notare Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte, e Bruno Rivarossa, delegato confederale -, ma i cambiamenti climatici insieme alle problematiche agronomiche impediscono di arrivare a tali risultati. E’ necessario un sostegno alla corilicoltura e alle imprese che credono nelle produzioni di qualità, impegnandosi col loro lavoro a preservare i territori”.