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Il castello del Valentino

Il castello del Valentino è un edificio storico di Torino, situato nell’omonimo Parco del Valentino sulle rive del fiume Po. Oggi è proprietà del Politecnico di Torino, ed ospita i corsi di laurea (triennali e magistrali) in Architettura.

Dal 1997 il castello è inserito nella lista del patrimonio dell’umanità come elemento parte del sito seriale UNESCO Residenze Sabaude.

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Storia

immagine http://castellodelvalentino.polito.it/

L’antico castello fu acquistato da Emanuele Filiberto di Savoia, il duca Testa di Ferro, su consiglio di Andrea Palladio. Questa struttura ospitò nobili famiglie come i Saintmerane, i Cicogna, i Pacelli ed i Calvi, che comprarono sei stanze nel castello. L’origine del suo nome è incerta. Il primo documento in cui compare il nome Valentinium è del 1275; qualcuno fa risalire il suo nome a san Valentino perché le sue reliquie sono conservate dal 1700 in una teca di cristallo nella chiesa di San Vito (sulla collina prospiciente il Parco del Valentino), trasferite in seguito alla distruzione di una chiesetta vicina all’attuale parco. Alcuni studiosi affermano che, in un singolare intreccio di memoria religiosa e mondanità, si soleva un tempo celebrare nel parco fluviale torinese, proprio il 14 febbraio (ora festa degli innamorati) una festa galante in cui ogni dama chiamava Valentino il proprio cavaliere.

Il castello deve la sua forma attuale a Madama Reale, la giovanissima Maria Cristina di Borbone, (sposa di Vittorio Amedeo I di Savoia e figlia di Enrico IV, primo re di Francia di ramo borbonico). Proprio alla Francia guarda lo stile di questo splendido palazzo: quattro torri angolari cingono l’edificio a forma di ferro di cavallo, con un’ampia corte a pavimento. L’attuale pavimentazione con ciottoli di fiumi bianchi e neri risale agli interventi attuati nel 1961. I tetti con due piani mansardati (solo dei falsi piani) sono tipicamente transalpini e tutto lo stile architettonico riflette i gusti della giovane principessa. I lavori durarono quasi 30 anni, dal 1633 al 1660 su progetti di Carlo e Amedeo di Castellamonte: la duchessa Maria Cristina vi abitò fin dal 1630 ammirando gli affreschi di Isidoro Bianchi di Campione d’Italia gli stucchi dei suoi figli Pompeo e Francesco. E proprio a lei si deve lo scenico arco di ingresso sulla facciata con lo stemma sabaudo.

Sulla figura di Madama Reale circolarono voci maligne, che descrivevano il castello del Valentino come un luogo di incontri segreti con amanti che finivano gettati in fondo ad un pozzo.[1]

A partire dagli anni venti dell’Ottocento il palazzo del Valentino è adibito a caserma del Genio Pontieri, funzione che rimarrà invariata sino ai primi mesi del 1860.

Nel XIX secolo il castello subì notevoli interventi che ne stravolgono la struttura seicentesca a pavillon-system. Nel 1858 sono abbattuti i portici castellamontiani di collegamento fra i padiglioni, alti un piano fuori terra, e sono costruite le gallerie alte due piani su progetto di Domenico Ferri e Luigi Tonta. A partire dal 1850-51 viene progettato l’ampliamento della città verso sud (odierno quartiere di San Salvario) e ben presto il castello del Valentino, da edificio extraurbano, viene inurbato. Nel 1855 è bandito da parte della municipalità torinese il concorso internazionale per la progettazione del parco pubblico del Valentino, concorso vinto da Jean-Baptiste Kettmann.

Oggetto di restauri in questi ultimi anni, il Castello sta ritrovando l’antico splendore. Le sale del primo piano vengono riaperte una ad una e ospitano uffici della direzione del Dipartimento Architettura e Design del Politecnico di Torino. Il 12 maggio 2007 ha riaperto la splendida sala dello Zodiaco, col suo affresco centrale che raffigura mitologicamente il fiume Po con le fattezze di Poseidone.