ZELDA. Pappagalli in Trappola dal 4 al 6 dicembre, pappagalli in trappola – Torino
ZELDA / Vita e Morte di Zelda Fitzgerald vede sul palco l’attrice e regista Giorgia Cerruti, tesa in un vibrante monologo che da molti anni la Compagnia porta felicemente in tournée in Italia e in Francia.
Con questo lavoro, diretto da Giorgia Cerruti e Davide Giglio (anche co-autori della drammaturgia), Piccola Compagnia della Magnolia approfondisce ulteriormente la propria ricerca teatrale sulla sintesi tra ricerca formale e densità emotiva, affidando alla figura controversa di Zelda Sayre Fitzgerald la metafora di un’inesausta ricerca del sublime. Zelda Sayre Fitzgerald, artista poliedrica e moglie dello scrittore Francis Scott Fitzgerald, compose nel 1932 il romanzo autobiografico “Lasciami l’ultimo valzer”. Morì all’età di 48 anni in circostanze oscure nell’incendio dell’ospedale psichiatrico in cui era ricoverata a causa della sua instabilità mentale, dovuta a una grave forma di schizofrenia. Per i suoi atteggiamenti anticonvenzionali e spregiudicati è stata spesso considerata una sorta di protofemminista.
Zelda e Francis Fitzgerald, uniti da una straziante e struggente storia d’amore, sono stati un’icona della nuova “Età del Jazz” in America e successivamente sono diventati un modello per l’Europa, attraversata durante i lunghi ed estenuanti ricoveri di Zelda.
Sull’ultimo giaciglio dell’artista, sola e convalescente per congestione d’idee nel letto di un oscuro ospedale psichiatrico della provincia americana, Giorgia Cerruti ripropone le parole di una Zelda in attesa della morte, a distanza di otto anni da quella del compagno. Da sotto il lenzuolo emergono come rigurgiti dell’anima i simboli di una vita: un pegno d’amore di Scott, carte, lettere, giornali, fotografie. Al pari della Winnie beckettiana, Zelda sopravvive in un atollo di detriti di vita, tenacemente spolverati per inseguire l’ombra di un’ipotetica felicità: entrambe metafora di un mondo che le ha partorite e che ora le inghiotte. E poco importa che quel mondo sia specchio del banale o del sublime quotidiano: un solo brivido di felicità, qualunque esso sia, vale l’intero arco di un’esistenza. Uno spettacolo intimo e poetico, avvolto da un nauseabondo odore di rose rosa.